La storia

Il borgo che diede i natali alla Brianza

di Davide Casati | per gustosamente.it (mar 2018)


In pochi sanno che fu una singolare assise, tenutasi il 6 dicembre 1435 in un piccolo borgo chiamato Tremonte, a diffondere e consolidare il nome Brianza come identificativo del territorio collinare tra Milano e il Lago di Como. Quanto si discusse nella riunione, non riguardò però i confini territoriali ma rivendicazioni economiche e politiche. I rappresentanti di alcune comunità si riunirono infatti per esigere una maggiore autonomia dal Governo centrale e iniziarono ad essere chiamati brianzoli.

 

Un passo indietro fino ai giorni nostri, per meglio ambientare e comprendere lo storico congresso. Tremonte è una frazione del Comune di Santa Maria Hoè, duemila anime a circa 20 chilometri da Lecco. Deve il nome ai romani che si insediarono in zona per la vicinanza con l'acqua corrente del torrente Bordeà, affluente del fiume Molgora. La zona è un crocevia di passaggio per l'accesso ai tre monti attorno all'eremo di San Genesio, ad tres montes appunto. All'epoca romana risale anche la collocazione di un piccolo ponte che attraversa il Bordeà, ricostruito in sassi e ancora oggi presente, a 10 minuti di cammino dal centro della frazione.

 

La piazza del borgo è sempre stata caratterizzata dalla presenza di una chiesa. La prima, anteriore al '200, venne dedicata a San Damiano ma non se ne conservano più tracce. Nel XIII secolo venne invece eretta una seconda chiesa consacrata a Santa Veronica, luogo di culto del vicino castello dei De Capitani di Hoè di cui rimane una torre di avvistamento che sovrasta Tremonte. Proprio ai piedi del castello di Tremonte, distrutto dopo il XV secolo, venne convocata l'assise.

 

Nel 1435, i rappresentanti dei Comuni del territorio si riunirono per contestare l'imposizione fiscale del Ducato di Milano. Decisero di consociarsi e di proporre al feudo, l'esenzione di tasse e dazi doganali per i loro possedimenti. La proposta venne accolta nel 1440, anno in cui il gruppo venne identificato come Università (cioè universalità) del Monte di Brianza. Per la prima volta dunque, in documenti ufficiali, il territorio prese il nome di Brianza.

 

La frazione dove si tenne l'assise, caratterizzata da case riunite in corti e divise tra loro da strette viuzze, si barda a festa la domenica delle Palme di ogni anno (il fine settimana prima di Pasqua) grazie all'associazione Amici di Tremonte. Il sodalizio apre al pubblico i cortili delle case, arricchendoli con esposizioni di quadri, mostre di oggetti del passato, auto e moto d'epoca oltre ad allestire una zona interamente dedicata ai bambini con giochi in legno adatti ad ogni età. Per maggiori informazioni è utile consultare il ben documentato sito internet www.amiciditremonte.org

 

La festa di Tremonte è anche una preziosa occasione per fare una scampagnata sui vicini sentieri che portano al paese di Colle Brianza, attraversando i rigogliosi boschi della frazione dove si trovano la torre di avvistamento medievale e il ponte romano. La prima tappa d'obbligo è però la chiesa di Santa Veronica, punto da cui parte la mulattiera che conduce nel bosco. L'abside è semicircolare e l'interno ha una singola navata con tetto in legno a due falde e un arco ribassato all'ingresso del presbiterio. Quest'ultimo è decorato da una recente crocifissione che ha sostituito i dipinti dei Santi di cui si ha ultima memoria scritta nel 1567. Santa Veronica regge il lino con impresso il volto di Cristo in un pregevole dipinto del 1886, conservato all'interno, a firma di Antonio Sibella. Il pittore, originario della Bergamasca, lavorò anche nel Lecchese e in Valsassina.

 

La visita a Tremonte si può concludere con un piatto di insaccati e formaggi locali, offerti dai volontari durante la festa della frazione e un calice di rosso o bianco Pincianell IGT delle Terre Lariane prodotto nelle vicine terrazze di Montevecchia. Un ottimo e gustoso saluto al piccolo borgo che nel '400 contribuì, nel suo piccolo, a scrivere la storia del territorio brianzolo.

La frazione di Tremonte

Il nome di Tremonte si può far risalire a due diverse possibilità una è quella che il nome derivi da “INTRA MONTES” cioè “tra i monti” oppure da “AD TRES MONTES” cioè ai tre monti che si può far risalire al fatto che in passato Tremonte era un importante snodo stradale e proprio dalla attuale piazzetta di S. Veronica partivano tre strade che si dirigevano ognuna ad un monte rispettivamente:

La strada che qui si divideva in tre direttrici proveniva da Mondonico, ma si pensa che in epoche più remote esistesse una strada più rettilinea che collegava direttamente Tremonte a San Zeno.

Nel ‘200 si suppone che i De Capitani di Hoè avevano costruito a Tremonte un castello simile a quello di Hoè, tanto simile da avere anche lì costruito una cappella dedicata a Santa Veronica, del quale la Torre rappresenta l’unica traccia. I documenti medievali tra ‘300 e ‘400 ci confermano l’esistenza di una rocca. In uno di questi si parla di una rocca …in territorio de Tremonte ubi dicitur ad pradellum de la Rocha…, in un altro si parla invece di una torre nella quale abitava un De Capitani…Zanes de Capitaneis de Hoe habitator in Lature de Tremonte… e quindi si pensa intesa non solamente come torre di guardia, in un terzo documento si parla invece di un castelletto …Tremonte ad pratum de Casleto… è comunque certo che già in questo periodo Tremonte svolgesse un ruolo tale da giustificare questa fortificazione.

Nel ‘300 esistevano svariati piccoli comuni nella nostra valletta e da un documento del 1348 “Statuti e strade del contado di Milano” dove si elencano i vari comuni Tremonte appare unito ad Hoè sotto il nome di el locho da Ho con Tramonte pieva de Massaia la cui estensione era stimata in 209 braccia. Questo testimonia che i due luoghi erano uniti a causa del dominio dei De Capitani che avevano a Tremonte la loro Torre di guardia. Inoltre molti De Capitani si ritrovano nei documenti dell’epoca domiciliati a Tremonte. I De Capitani d’Hoè erano Guelfi e per questo erano opposti ai Perego che erano Ghibellini ed avevano il loro castello appunto a Perego.

Nel 1409 a causa delle rivalità tra le due casate si rischiò una guerra che per fortuna venne scongiurata da una tregua.

Nel 1412 saliva al potere Filippo Maria visconti, anche la comunità di Tremonte rispose alla chiamata del nuovo signore e mandò a Milano un suo rappresentate per prestare il richiesto giuramento di fedeltà. Sempre nello stesso anno il comune di Tremonte appare diviso da Hoè.

I numerosi comuni della nostra valle stanchi di essere tartassati dagli esattori delle imposte ducali decisero di consociarsi. Per questo il 6 dicembre 1435 i rappresentanti dei comuni circostanti si diedero appuntamento a Tremonte nel cascinale di messer Marco dei Capitani. I convenuti decisero di creare una commissione che elaborasse una proposta operativa. Questo patto ebbe grande importanza perché 5 anni più tardi nel 1440 il duca di Milano riconobbe ai comuni consociati il nome di Università del Monte di Brianza. In poco tempo aderirono alla consociazione tantissimi comuni fino a comprendere quasi tutti i comuni della Brianza collinare. L’Università del Monte di Brianza durò circa un secolo, fino a quando con l’arrivo degli spagnoli venne abolita. Ma di quella consociazione rimangono tracce ancora oggi nel nome della nostra zona la Brianza appunto.

Dopo le epidemie di peste del 1388, del 1477 e del 1485 il censimento dei focolari fatto il 22 agosto 1537 ci mostra la tragica situazione in cui si trovava la popolazione della nostra comunità nella quale erano rimaste solo nove famiglie:

Dopo la visita pastorale del 1574 fu fatto compilare lo stato delle anime e risultò che Tremonte aveva 152 abitanti, come si vede la popolazione era fortemente aumentata.

Nel 1616 la peste colpì duramente tutte le nostre terre, ma una delle più colpite fu Tremonte, alla peste fecero seguito le tempeste che buttarono la popolazione in miseria alla quale fu concesso uno sgravio delle imposte di un terzo. Le tempeste si susseguirono negli anni 1632, 1634 e 1638. Questo è lo scenario che il Manzoni ci descrive ne “ I Promessi Sposi” e quindi possiamo immaginare che anche a Tremonte si potessero incontrare i bravi” come testimoniato da uno scritto dell’epoca in cui il parroco della parrocchia di Rovagnate; di cui Tremonte fa parte dal 1611, lamenta l’usanza di questi individui che entravano con i fucili in chiesa.

Attorno al 1710 venne istituito il comune di Hoè con Tremonte e il Bosco.

Da un censimento del 1750 apprendiamo che i terreni di Tremonte erano dati tutti in affitto: il prato dava un canone di franchi 4,10 la pertica, l’aratorio semplice franchi 6, l’aratorio con viti franchi 7, il ronco franchi 4, il bosco di castani franchi 15, il bosco da taglio e il pascolo soldi 10.

Nel 1762 Tremonte faceva parte del comune di “S. Maria Hoè ed uniti” che contava 467 abitanti.

Nel 1815 una carestia mise in miseria gli abitanti della nostra frazione che erano costretti a comprare il grano da persone che, raccolto il poco che c’era, lo rivendevano a prezzi altissimi. Questa situazione si prolungò per i due anni seguenti.

Nell’800 a causa di un epidemia di fillossera una malattia della vite il nostro territorio cadde nella miseria per il fatto che tutti i vigneti un tempo rigogliosi a causa della malattia divennero improduttivi pesando molto su chi aveva fatto dei vigneti la sua fonte di sostentamento.

Sempre in questo periodo si diffuse nella nostra zona la bachicoltura che rimase una caratteristica importante del nostro territorio fino al secondo dopoguerra quando con l’avvento della concorrenza orientale questa attività andò scomparendo.

Nel 1836 un altra sciagura si abbatté su Tremonte e su tutta la Lombardia, un epidemia di colera giunta dall’Austria decimò la popolazione che fu costretta ancora una volta a passare anni di miseria e povertà.

Dalle cronache dell’ottocento apprendiamo di molti fatti accaduti nel nostro paesello si trattava soprattutto di nubifragi, incendi, incidenti, risse, furti, ecc. e come si sa nei piccoli paesi tutto fa notizia. Da IL CORRIERE DI LECCO del 26 gennaio 1887 abbiamo notizia di un fatto accaduto proprio a Tremonte:

Verso le 8 antimeridiane del 21 corrente, in S. Maria Hoè, si sviluppò un incendio nella cascina di Fumagalli Faustino tenuta in affitto da Valtolina Gerolamo e Galbusera Camillo.

Il fuoco fu spento in circa 2 ore mercé il concorso dei vicini e dei Carabinieri delle stazioni di Brivio e Merate e di quelli delle stazioni di Missaglia ed Oggiono, che si recavano in corrispondenza a Rovagnate.

Il danno si fa ascendere a 2500 lire circa, delle quali 1500 rappresentano il valore dei guasti al fabbricato e 1000 quello delle stramaglie, legne ed utensili distrutti.

Dei danneggiati solo il Galbusera non era assicurato.

L’incendio sembra sia stato causato da alcune scintille partite dai vicini camini e cadute sulle stramaglie.

Nel 1915 con l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria – Ungheria anche dalla nostra frazione vennero “prelevati” giovani ragazzi e portati nelle malsane trincee a combattere spesso in situazioni climatiche molto difficili. I soldati mantenevano i contatti col loro paesello inviando di tanto in tanto lettere al parroco.

Nel 1921 Tremonte all’epoca sotto il comune di Santa Maria Hoè contava 665 abitanti.

Il 28 ottobre 1928 il comune di Santa Maria Hoè viene soppresso con regio decreto e Tremonte passa sotto il comune di Santa Maria di Rovagnate e vi rimarrà fino al 13 settembre 1953 data in cui viene ricostituito il comune di Santa Maria Hoè.

Nel 1940 con l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale come era già successo 25 anni prima dalla nostra frazione partirono soldati. Anche a Tremonte vi erano camicie nere e partigiani. Questi ultimi erano costretti a vivere tutto il giorno rifugiati nel bosco e solamente a notte fonda entravano nei fienili per dormire. Alcune persone ci hanno raccontato degli episodi:

Ma una volta passati i difficili anni della guerra arrivarono gli altrettanto difficili anni del dopoguerra, perché i danni causati dalla guerra si fecero sentire anche a Tremonte.

Nel settembre del 1949 dopo violenti temporali la rogia, il nostro piccolo e tranquillo torrente, si gonfiò e, a causa del cedimento di una parte di sponda e di un lastrone di granito che ancora oggi forma il parapetto del ponte, straripò fino a sommergere la nostra frazione. Questa inondazione causò non pochi danni alla popolazione rovinando molti raccolti e soprattutto allagando le case e le stalle dove di notte le galline e i conigli chiusi in gabbie, capuner, annegarono.

Dai racconti di alcuni testimoni ci possiamo rendere conto della gravità della situazione: …nelle stalle l’acqua arrivava fino alla pancia delle vacche… un grosso palo di legno che era appoggiato a un muro nella via che porta alla fontana, la strencia, è stato portato fino in mezzo a Tremonte.

Nel 1953 a Tremonte abitavano 264 persone, 12 a Cà Andreino e 3 alla Pentura. In totale a Santa Maria Hoè ne abitavano 1133, quindi la popolazione di Tremonte era una buona fetta di quella totale.

Negli anni 50 vengono attuate molti rinnovamenti: vengono asfaltate le strade (1959), viene istallato un nuovo impianto di illuminazione pubblica (1959), viene istallato l’acquedotto (1955-57) e nel 1960 viene costruita la strada sspp 58.

Sempre negli anni 50 e 60 si assiste a un cambiamento nell’occupazione degli abitanti di Tremonte ma anche della Brianza in generale, dal lavoro nei campi cioè dall’agricoltura si passa al lavoro nelle industrie che in questi anni iniziarono a nascere anche nel nostro comune.

Tremonte ha conservato abbastanza bene il suo aspetto originale nella zona vecchia della frazione ma intorno oltre ad alcune industrie sono sorti molti condomini. Le aree storiche sono abbastanza ben conservate ad eccezione della Torre che purtroppo non “stà tanto bene” e meriterebbe una maggiore cura. Anche la chiesina ha bisogno di restauri interni ed esterni che speriamo di riuscire a realizzare presto.

La torre di avvistamento (La tur)

I resti della torre si possono ancora vedere sulla collina che sovrasta Tremonte. Parte della muratura che la componeva era sicuramente romana con numerose aggiunte medievali di datazione indefinibile, in passato il complesso architettonico era molto imponente ed aveva un’importante funzione per il controllo del traffico stradale che nell’antichità passava nella stretta valle sottostante dove sorge il piccolo borgo di Tremonte, inoltre veniva utilizzata come torre di segnalazione del castello dei De Capitani di Hoè. Consultando i documenti medievali, si trova la torre non solo come luogo di guardia ma anche adibita ad abitazione dai De Capitani di Hoè.

Vi è una leggenda ,che fino a mezzo secolo fa era ricorrente tra la popolazione, secondo la quale sotto la Torre vi è una intricata diramazione di cunicoli che partono tutti da una stessa stanza “col soffitto a volta e grande più di una chiesa”, vi erano delle persone che sostenevano di aver conosciuto l’ultima persona che in gioventù potè visitare le stanze.

Agli inizi del ‘900 si raccontava alle ragazze una storia secondo la quale alla torre si nascondevano di notte i capeluni che erano uomini che giravano nei paesi e rapivano le ragazze giovani per poi buttarle in un pozzo. Questa storia serviva molto probabilmente a evitare che le ragazzine andassero in giro da sole. Questo testimonia l’effetto che il luogo faceva sulla popolazione che lo vedeva come un luogo di mistero come forse succede ancora oggi.

Purtroppo oggi questo patrimonio storico della nostra frazione si trova in uno stato di completo abbandono.

La chiesa di Santa Veronica

Nel 1280, circa, esistevano due cappelle dedicate a Santa Veronica una a Hoè e l’altra a Tremonte entrambe di proprietà della famiglia dei De Capitani.

L’antica cappellania di S. Veronica d’Hoè con Tremonte, possedeva cospicui beni fin dal 1300.

Il 19 giugno 1447 l’esercito veneziano penetrò nel Monte di Brianza da Brivio e sconfisse le truppe ducali.

I De Capitani di Hoè non poterono nulla contro le forze soverchianti veneziane e tutta la zona venne saccheggiata e ridotta in miseria. Le comunità di Hoè, Tremonte Prestabbio furono ridotte a tal miseria da non poter più pagare le decime alla chiesa di Brianza dalla quale veniva un sacerdote a celebrare messa nelle cappelle di S. Maria e S. Veronica.

Intorno al 1500, la cappella di S. Veronica era officiata dal sacerdote Giovanni Olderico e portava il titolo di rettoria. Sotto la “Rettoria di S.Veronica” erano comprese entrambe le cappelle di Hoè e Tremonte.

Attorno al 1536 Cappellano perpetuo della Chiesa di S. Veronica era Giovanni De Blachis de Aldego.

Il 19 agosto 1571 San Carlo arrivò in Tremonte per una visita pastorale.

In quella occasione fu dato atto che la cappella di Santa Veronica possedeva 250 pertiche di terreno e ne era titolare Andrea Aldeghi.

Qui ricevette una petizione da Giovanni Battista De Capitani, in qualità di procuratore degli uomini della comunità, con la quale veniva assunto l’impegno di costruire la casa del sacerdote, perché si istituisse una parrocchia in Tremonte.

Si assumeva anche l’impegno di ampliare l’oratorio e di mantenervi il sacramento e le altre cose necessarie ad una cura purché la cappella di Santa Veronica divenisse “curata o parrocchiale”.

La parrocchia avrebbe dovuto comprendere le frazioni di Bosco, Santa Petronilla, Monticello per metà, cascina di Paù, le cascine di Santa Maria Hoè, Santa Maria de Ferrari, i tre mulini di Prestabbio con le sue cascinette.; Hoè e i due mulini di Hoè. Poi non se ne parlò più.

Nella seconda metà del ‘500 la chiesina di Santa Veronica dipendeva ancora dal rettore della chiesa di San Vittore di Brianza. Vi è una nota che testimonia la presenza di belli e antichi affreschi sulla volta dell’altare giudicati in buone condizioni da chi scrive cosa che non vale invece per il pavimento definito sconnesso per deterioramento di antica data.

Nel 1611 le comunità di Tremonte, Bosco, Cornera, S.Maria ed Hoè divennero parrocchia di Rovagnate.

Nel 1616 la chiesa era tenuta dal chierico Cristoforo de Capitani per rinuncia fatta un mese prima dallo zio Antonio De Capitani. La messa veniva celebrata anche dai padri serviti del convento di S. Maria.

Nel 1707 gli abitanti di Tremonte levarono la loro voce di protesta contro il cappellano Cristoforo Antonio de Capitani ,(che nel 1706 fece fare la campana che ancora oggi suona dal campanile della chiesina), che nell’oratorio di Santa Veronica celebrava la S. Messa a suo piacimento mentre un tempo venivano celebrate le messe le domeniche e in alcuni giorni della settimana. Inoltre il suddetto cappellano aveva provveduto ad impadronirsi dei paramenti sacri e delle suppellettili della chiesina che erano state donate da un suo predecessore Andrea De Capitani, il suo disinteressamento nei confronti della chiesa era tale che, come apprendiamo da un documento d’epoca, quando si ruppe la corda della campana egli se ne infischiò ed il povero massaro a cui il cappellano aveva consegnato le chiavi della chiesa si ingenò di attacargli una “vinerbola” per poter suonare la campana. 

La protesta insisteva sulla necessità di costituire la parrocchia a Tremonte.

Dal censimento del 1750 apprendiamo che il Beneficio di S. Veronica possedeva 114,19 pertiche di terreno 12,12 delle quali erano date a livello al prete Cristoforo Biffi.

Nel 1867 fu sospeso il beneficio di Santa Veronica e tutti i beni che erano in possesso della chiesina passarono alla parrocchia di Rovagnate.

Agli inizi del XX secolo venne risistemato l’esterno della chiesa.

L’11 maggio 1914 il nuovo Parroco di Rovagnate, don L. Demolli, prima di consegnare a don Fulvio Perego le chiavi della chiesina di Tremonte ordinò al suo sacrestano di asportare dalla Chiesa tutti i paramenti sacri e le suppellettili, egli venne “…con un carretto e portò via tutto.” così raccontarono alcuni testimoni oculari.

Così il parroco Don Fulvio Perego scrisse di questo fatto nel Liber Chronicus:

11 maggio 1914 Giorno memorando??!! Per splendida azione del M.R. Sig. Parroco Demolli, il quale manda il sacrestano a Tremonte a togliere i paramenti dell’Oratorio. La popolazione è in subbuglio. Presento le mie proteste al parroco il quale si scusa dicendo che mi aveva avvisato ed io rispondo che ciò era falso. Si va dal segretario il quale viene a consegnarmi le chiavi dell’Oratorio. Bella trovata, splendide affermazioni. Un vero modernista da tenere alla larga!

In seguito a questo fatto vi fu un grande dissenso da parte della popolazione come documentato sempre nel diario del parroco:

Nel 1951 venne realizzato l’affresco, tuttora visibile, rappresentante la crocifissione con la Madonna e San Giovanni. Questo dipinto è andato a sostituire un’altra crocifissione più antica che appariva ormai scolorita e rovinata. Per l’occasione venne organizzata una festa della quale abbiamo notizie Liber Chronicus scritto dall’allora parroco don Guido Marchesi:

27 maggio 1951 Festa a Tremonte

Per i restauri della Cappella di Santa Veronica in Tremonte si tiene una S. Messa Solenne con esposizione fino a sera del SS. Sacramento. La pioggia ininterrotta rovina tutto il lavoro della buona popolazione, ma una sosta verso le 6 ci permette la processione Eucaristica che riesce solenne. Una piccola festa concorre a sostenere le spese di restauro e degli affreschi del pittore Pietro Rossini da Lambrate.

Nel giugno 1965 furono riordinate le campane della chiesina di Hoè inferiore e di Tremonte per la corrosione del tempo delle castellature in legno e sostituite con ferro. Sulle campane apparivano le scritte

S. Veronica ora pro nobis 1706

Cristophorus de capitaneis de Ohè fecit facere

Nella seconda metà degli anni ottanta con il ricavato di alcune feste fatte a Tremonte si è riusciti a sistemare il tetto della chiesina che necessitava una messa a punto era infatti cadente.

Negli ultimi mesi è stata realizzata una splendida piazza davanti alla chiesa e un parcheggio per le automobili nel retro.

LETTERA DI PROTESTA DEI TREMONTESI ALL’ARCIVESCOVO DI MILANO (1707)

Eminentissimo Signore,

trovansi rispettivamente nella terra di Tremonte et Cassina d’Ohè, del medesimo comune di Tremonte, Pieve di Massaglia di questa sua Diocesi di Milano, due chiese, ambedue sotto lo stesso titolo et invocazione di S. Veronica, tra di loro distanti quasi un miglio, le quali sin d’ora sono senza l’effettual esecutio del carico della cura d’Anime ( benché in quella di Tremonte sia già, come a basso disegnata dal Santo Carlo, anzi già eretta in parrocchia dall’Eminentissimo Signor Cardinal Federico Borromeo dell’Eccellenza Vostra antecessore, sotto la condizione dell’intervento assenso e consenso dei De Capitaneis d’Ohè Patronarum: e s’intende doversi anche erigere assolutamente, ed effettuare essa cura d’Anime nella medesima Chiesa di Tremonte quanto prima) e sono ambedue un solo titolar Beneficio perpetuo. ……(tralasciamo una lunga digressione sulle circostanti parrochie e chiese)……. Al quale fine ed effetto li antichi compatroni di detto beneficio di Santa Veronica sino dall’anno 1599, 18 febbraio diedero e dimostrarono il loro assenso, consenso, e prontezza di eseguire la santa intenzione del zelantissimo Santo Carlo mentre ricorsero con loro supplichevole memoriale al Reverendo Sig. Vicario Generale di questa di Lei curia arcivescovile di quel tempo per ottenere l’abilitazione e dispensa per poter essi far nuova elezione di persona abile ad esercitare la cura d’Anime…..( viene fatta una digressione sulle difficoltà di trovare un cappellano degno di compiere tale incarico)….ad esso quarto cappellano titolare che fu il Reverendo Preste Giovanni Andrea De Capitani d’Ohè, alias precedentemente uno dei compatroni, seguita il 19 agosto 1687, è successo il Rev. Prete Christoforo Antonio De Capitani d’Ohè ….. esso prete fu eletto dalla maggior parte dei compatroni di detta Famiglia dei De Capitani d’Ohè, confidati in Dio che egli si sarebbe diportato bene in adempire e compiere puntualmente a tutti li carichi ingiunti a detto Titolar Beneficio, et soliti , massime di celebrare la Santa Messa in detta Chiesa di S. Veronica di Tremonte, conforme al solito, e come si è sempre stilato sopra a memoria d’anno, cioè il spazio di più di cento anni prossimi passati…….. detto cappellano non celebrando in detta Chiesa di S. Veronica di Tremonte la S. Messa come è tenuto a fare, e celebrare tutte le feste di precetto, e anche in tutte le feste solite celebrarsi da quel medesimo popolo di Tremonte, ed altri circonvicini soluti udir la S. Messa in detta Chiesa di Tremonte per pubblica divozione del medesimo popolo, come già essa quantità e numero riconosciuta e dichiarata dal medesimo Santo Carlo nelli decreti da Lui fatti nell’atto della Sua personale visita alle due Chiese di S. Veronica il dì 19 agosto 1571.

……il detto Rev. Prete Christoforo Antonio De Capitani, moderno cappellano di detta Veneranda Cappellania di S. Veronica , il quale in tutti questi tredici anni prossimi passati, nei quali ha tenuto e tiene detto Titolar Beneficio sotto vari pretesti, anche di liti, è stato assente da detto suo Titolar Beneficio delli Trimestri interi, non solamente non risiedendo personalmente in paese, ne in tutto un mese prossimo passato detto Rev. Prete Christoforo Antonio Trasgressore, come sopra, ha celebrato detta S. Messa ne in quella di Tremonte ne in quella d’Ohè.

Questo moderno Cappellano siddetto trasgressore, come sopra, non solo è negligente nelle cose spirituali, convenienti e necessarie a dette sue Chiese di S. Veronica, ma è anche di più insieme tanto superbo, ambizioso, maligno e perverso, che uno di detti suoi tredici anni prossimi passati stette essa campana di detta Chiesa di Tremonte delli mesi intieri senza veruna corda, e così non si suonava la solita Salutazione Angelica della mattina e sera, che sempre si era per l’anni avanti suonata; di poi il massaro a cui aveva consegnata la chiave d’essa Chiesa s’ingegnò attaccargli un vimine, volgarmente detta vinerbola, con la quale alla meglio che poteva, esso massaro suonò detta Salutazione per alcuni mesi, come onde nel medesimo tempo suonava anche detto negligente Cappellano Titolare la sua Messa con la medesima vinerbola…..

…questo moderno titolar Cappellano, di si pingue Beneficio, ingrato al Cielo e alla terra che lo sostenta, con grande scandalo d’esso popolo, che prima era solito vedere la diligenza di detti suoi fratelli non ha mai voluto far celebrare la Patronal festa di S. Veronica in tutti detti tredici anni, che tiene detto titolar Beneficio, ne in far parare detta Chiesa, ne co soliti o simili quadri di immagini Sacre, ne pure con una verde fronda d’alloro….

Questo Trasgressore poi non solamente non vuole celebrare egli in detta chiesa di Tremonte, ma ne pure vuole spontaneamente permettere ad altri Sacerdoti Patrioti abitanti in detto Luogo di Tremonte, massime nel mese di ottobre, con l’occasione delle vendemmie, che possano celebrar nella medesima Chiesa di Tremonte, ancorché li paramenti non siano fatti fare dal detto Trasgressore, ma bensì dalli suoi Antecessori, e massime dallo stesso Rev. Prete Giovanni Andrea De Capitani altre volte compatrono, il quale a sue proprie spese e di detto suo fratello, parimenti compatrono, ha fatto fare e comprati li due Palli delli due altari….

La campana

Correva l’anno 1706 quando il prete Cristoforo Antonio De Capitani, che era a quel tempo il cappellano della cappellania di S. Veronica e titolare del beneficio, fece fondere una campana per ognuna delle due chiese che erano di sua proprietà, una a Tremonte e l’altra ad Hoè.

Nel 1965 venne sostituita l’incastellatura della campana che era in legno e ormai rovinata con una nuova incastellatura in ferro più robusta e resistente della precedente.

L’ultimo intervento sulla campana risale alla fine degli anni ottanta quando durante i lavori di rifacimento del tetto della chiesa essa venne fatta sabbiare per essere ripulita.

La campana della nostra chiesina è di dimensioni considerevoli (circa 50 X 40 cm) considerata la grandezza della chiesa, ed ha un bel suono squillante nonostante i suoi tre secoli di vita. 

Riporta due iscrizioni una superiore e l’altra inferiore e tra le due dei rilievi rappresentanti uno (il lato verso la piazza)la crocifissione con la Madonna e S. Giovanni e l’altro (il lato verso il prato) la S. Veronica.

Le due iscrizioni riportano rispettivamente:

SANCTA VERONICA ORA PRO NOBIS 1706
P. CHRISTOPHORVS ANTOVS DE CAPITANEIS DE OHE TITULARIS FECIT  FACER